Cos’è
Una comunità protetta di tipo familiare che può accogliere fino a un massimo di sei minori; rappresenta una risposta ai bisogni sempre più vivi della nostra società di far fronte alle difficoltà legate ai minori, in particolar modo ai pre-adolescenti e adolescenti. Una risposta che trova la sua efficacia nella integrazione e sinergia tra il modello familiare, i volontari e l’equipe di esperti che collaborano attraverso le proprie competenze professionali nel percorso di crescita del minore.
Destinatari
• Minori, femmine, in situazione di disagio familiare e sociale;
• Minori sottoposti a provvedimenti penali;
• Minori stranieri non accompagnati.
Obiettivi
• assicurare una permanenza del minore in un ambiente familiare e sereno, per favorire uno sviluppo armonico a livello relazionale e affettivo e la valorizzazione delle potenzialità.
• Verificare nel tempo la possibilità di un rientro in famiglia del minore o alternativamente costruire un progetto di autonomia relazionale, abitativa e lavorativa.
• Garantire la protezione del minore e la tutela sanitaria, giuridica e il diritto allo studio.
• Promuovere, attraverso piani educativi individualizzati e grazie ad un accurato lavoro di équipe interdisciplinare, un intervento educativo e/o terapeutico del minore al fine di favorire il raggiungimento di adeguati livelli di autonomia personale, relazionale, sociale e lavorativa promuovendo l’integrazione nella comunità Locale.
• Sostenere, nelle situazioni in cui esso sia reso possibile, interventi di mediazione con il contesto familiare del minore.
Modalità operative
• Presa in carico
– segnalazione del minore da parte dei Servizi Sociali;
– richiesta ai Servizi di una relazione psicosociale del minore in questione;
– colloquio tra lo psicologo della struttura e l’assistente sociale per la presentazione del caso specifico;
– condivisione del caso con tutta l’equipè della comunità e valutazione della possibilità di accoglienza del minore.
• Inserimento: i primi mesi sono destinati a far ambientare il minore, a dargli tempo e modo di conoscere l’ambiente e di sentirsi a suo agio. Si svolgono le prime osservazioni in base alle quali si redige un suo primo profilo e una prima ipotesi di intervento e di progetto educativo. Questa fase è destinata alla conoscenza reciproca e alla predisposizione di spazi e tempi che aiutino il minore a comprendere il significato dell’intervento protettivo.
• PEI: entro un mese dall’ingresso in accoglienza viene steso un progetto educativo individualizzato elaborato in base ai bisogni e alle caratteristiche del minore. Il Pei viene redatto in collaborazione con i Servizi Sociali ed è costantemente monitorato e revisionato
• Il cuore dell’intervento educativo: si tratta della fase centrale del percorso di crescita del ragazzo e si caratterizza per due macro obiettivi. Il primo consiste nel stimolare il minore alla costruzione di un’identità personale e sociale positiva, sostenendolo quotidianamente nella scoperta dei propri limiti e delle proprie potenzialità . Il secondo pone l’accento sulla promozione dell’integrazione del minore nel territorio mediante l’utilizzo della rete dei servizi (scuola, centri ricreativi, gruppi sportivi,….), al fine di favorire l’instaurarsi di relazioni significative con adulti esterni alla struttura e con il gruppo dei pari.
• L’ultima tappa: la fase di uscita costituisce un momento significativo e delicato del percorso, che non può prescindere da alcuni passaggi fondamentali. Sia che il minore rientri nella famiglia d’origine o in quella affidataria, viene definito un progetto necessario per procedere ad un tutoraggio e un osservazione dell’intero nucleo familiare, delle dinamiche interpersonali e delle reazioni emotive del minore. Nei casi in cui si rende necessario il mantenimento del minore in comunità la fuoriuscita da essa implica il raggiungimento di un’ autonomia personale, lavorativa e abitativa. Si prevede inoltre nei mesi successivi un monitoraggio sul percorso della ragazza; l’associazione Welcome resterà comunque un punto di riferimento e di sostegno per il ragazzo anche una volta terminato il proprio programma.
Strumenti
• Laboratori espressivi, creativi e teatrali;
• Gruppi psicoeducativi strutturati su metodologie psicodrammatiche e di clownerie all’interno del centro diurno dell’associazione;
• Uscite condivise tra minori, donne vittime di tratta o violenza e rete di volontari e famiglie del territorio;
• Percorsi di alfabetizzazione alla lingua italiana per stranieri;percorsi scolastici e di formazione professionale;
• Riunioni d’equipe
• Supervisione dell’equipe e dei casi