Cos’è
Una struttura prottetta in cui vengono realizzati programmi sociali dell’art. 13, legge n. 228/2003 e dell’art. 18, d.lgsl 286/1998 autorizzata all’esercizio dal Ministero dell’Interno. L’intervento è quindi rivolto alle donne in situazione di asservimento attuate mediante violenza, inganno, minaccia, abuso di autorità, approfittamento di una situazione di inferiorità fisica o psichica. Dopo l’abolizione della schiavitù legale si sono riprodotte e talvolta anche rinvigorite forma diverse di servitù: la tratta a scopo di sfruttamento lavorativo, di espianto di organi, lo sfruttamento sessuale, in strada e negli ambienti al chiuso, da lavoro forzato, il fenomeno dell’accattonaggio e delle adozioni internazionali illegali.
Destinatari
• Donne vittime di tratta a scopo di sfruttamento sessuale o lavorativo
• Donne vittime di violenza domiciliare
Obiettivi
• Favorire percorsi di fuoriuscita dalle condizioni di asservimento a cui le donne sono sottoposte;
• promuovere la lotta contro lo sfruttamento schiavistico, la cui attività è sempre legata a potenti organizzazioni criminali;
• fornire un contesto prottettivo, di comprensione al fine di costruire un clima di fiducia reciproca e condivisione;
• assistenza sanitaria, legale, sostegno nell’apprendimento della lingua italiana e psicologico in rete con i diversi servizi: Servizi Sociali, Forze dell’Ordine, Ulss, scuole;
• co-costruzione del progetto di assistenza e integrazione sociale partendo dalle peculiari risorse della persona;
• favorire l’integrazione sociale attraverso la creazione di legami esterni al contesto comunitario, la conoscenza dei servizi presenti nel territorio e il raggiungimento dell’autonomia lavorativa e abitativa.
Modalità operative
• Presa in carico
– segnalazione della donna da parte dei Servizi Sociali;
– segnalazione da parte del numero verde nazionale
– richiesta ai Servizi di una relazione psicosociale del minore in questione;
– colloquio tra lo psicologo della struttura e l’assistente sociale per la presentazione del caso specifico;
– condivisione del caso con tutta l’equipè della comunità e valutazione della possibilità di accoglienza della donna .
• Inserimento: i primi giorni sono destinati a far si che la donna si senta in un contesto protettivo in modo che possa iniziare a costruire una fiducia nei confronti del nuovo contesto di vita. In questa fase vengono anche effettuati i primi accompagnamenti sanitari ed eventualmente legali
• PI: entro un mese dall’ingresso in accoglienza viene concordato un progetto educativo individualizzato finalizzato all’autonomia elaborato in base ai bisogni e alle caratteristiche della donna.
• Il cuore dell’intervento: si tratta della fase centrale del percorso verso l’autonomia in cui la donna sperimenta concretamente gli obiettivi prefissati nel PEI ossia l’attivazione delle pratiche per la regolarizzazione della donna in Italia, la realizzazione di percorsi di scolarizzazione, di formazione lavorativa ed eventualmente di un primo inserimento nel mondo del lavoro. Inoltre in questa fase è importante affiancare e sostenere la donna nella rielaborazione del proprio vissuto personale, caratterizzato spesso da violenza fisica e psicologica, sottomissione e perdite. Altro nodo centrale è rappresentato dall’ esigenza che la ragazza sia in grado di muoversi all’interno del territorio e dei suoi servizi promuovendo la costruzione di una rete di sostegno sociale.
• L’ultima tappa
L’uscita dalla struttura viene concordata con i Servizi di riferimento e coincide con il momento in cui la donna abbia acquisito
gli strumenti di auto-consapevolezza necessari per il perseguimento degli obiettivi personali prefissati; abbia ottenuto il permesso di soggiorno; sia in una condizione lavorativa che consenta il proprio sostentamento economico.
Strumenti
• Uscite condivise tra donne vittime di tratta o violenza, minori accolti e rete di volontari e famiglie del territorio;
• Percorsi di alfabetizzazione alla lingua italiana;percorsi scolastici e di formazione professionale;
• Percorsi di orientamento al lavoro;
• Riunioni settimanali tra i membri della comunità;
• Colloqui psicologici individuali;
• Riunioni d’equipe;
• Supervisione dell’equipe e dei casi